Bleeding Zero

Recensione a cura di Davide Cantelmi

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3/3/20222 min read

Direttamente a Pistoia si formano i Bleeding Zero, un progetto concepito dalla vocalist Olympia che è stata parte dei Deuxvolt. Quello che ci propone la formazione è un misto di Symphonic / Gothic Metal unito a fortissime influenze classiche sullo stile di formazioni come Lacrimosa, After Forever, Nightwish, Sirenia e Epica. Le influenze di queste band sono palesi nello stile dei Bleeding Zero. Scenophiliac rappresenta il primo EP e, quindi, il primo tentativo della band di sfondare nel panorama italiano. Dopo il distortissimo preludio dal nome di "Praeludium", appunto, notiamo come l'oboe ha un ruolo centrale all'interno dello stile della band. Con la seconda traccia, la titletrack, i Bleeding Zero induriscono i toni facendo entrare riff duri in sottofondo addolciti, però, da una melodiosa atmosfera ricca di flauti. La cantante Olympia ha un tono deciso che non tende alla lirica ma si avvicina di più allo stile di Floor Jansen ai tempi degli After Forever. L'accompagnamento della voce maschile è un ricco piatto che dona prestigio alla composizione. "A Raven that Never Smiles" è il pezzo successivo che inizia con una struggente intro creata dal piano e dal flauto. Ogni pezzo cerca di creare un'atmosfera tutta sua che si aggira sempre, però, su toni molto malinconici. Tutti gli strumenti sono ben dosati e la band dimostra davvero di saperci fare. Non è uno stile eccessivamente copiato a altre release da parte di altre band pur conservandone le influenze. I Bleeding Zero dimostrano un accenno forte di personalizzazione che li valorizza molto in campo italiano. Anche "The Boy Who Talked To Rainbows" con toni un po' più aspri conferma le aspettative. Grazie ai giochi degli strumenti a fiato non mancano accenni leggermente folk che, comunque, vengono abbandonati subito per dar spazio a attimi più personali e riflessivi della band. L'impostazione vocale è davvero ottima. In alcuni istanti si sente una leggera dose di impostazione progressive che non fa mai male oltre che a una chitarra ribassata degna dei migliori gruppi symphonic come Tiamat e Sentenced. "Fukyo" è una traccia più straniante e particolare, sicuramente un po' più calma dal punto di vista ritmico. La finale "The Different Revolution" inizia con un classico attacco di piano per poi culminare in attimi davvero interessanti e riflessivi. I giochi sinfonici si mischiano veramente in modo egregio con la chitarra e le performance vocali. La batteria non è molto in risalto ma poco incide sul risultato finale. Questo EP sfiora davvero livelli ottimi ed è davvero soddisfacente su tutti i fronti. Lato negativo? E' un EP che rende l'attesa per il full length davvero snervante. Complimenti a questa band, levo il cappello e auguro loro buona fortuna.

85/100