Burning Shadows

Recensione a cura di Claudio Causio

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3/6/20224 min read

Truth In Legend è la terza fatica dei Burning Shadows, band originaria di Savage, nel Maryland, che vede le sue origini nel territorio statunitense nel lontano anno 2000. A fondamento del quartetto a stelle e strisce sono le fantastiche leggende narrate da Lovecraft, Tolkien, oltre a quella mitologia che tanto ha ispirato i gruppi di ogni sottogenere prima e dopo i nostri, storie che i Burning Shadows portano alla vita attraverso la loro musica di chiaro stampo "blindguardiano". I primi due lavori, intervallati qua e là da diversi EP furono "Into The Primordial" (2008) e "Gather, Darkness!" (2012), fin quando la band, orfana di bassista, torna in studio per sfornare "Truth In Legend", datato 2017, opera di cui oggi tratteremo.

Il disco si apre con un’arpeggiata "Days of Darkness", che dopo un breve ma intenso solo di chitarra, si tramuta in un’esplosione di distorsioni e doppia cassa, su cui si inserisce la voce del frontman della compagine americana, Tom Davy, con il suo timbro vocale chiaramente ispirato ad Hansi Kürsch, leader dei più celebri Blind Guardian. "Days of Darkness" si presenta come un brano di piacevole ascolto, soprattutto per il ritornello, dove la linea vocale è accompagnata da un riff di chitarra in una perfetta armonia e sincronia, e per gli interessanti intrecci delle varie parti del brano che si richiamano l’un l’altra, senza perdere di vista il tema principale.

Segue "Southwind", che, a differenza della precedente, si apre in maniera più diretta, in modo che sin da subito si possa percepire i binari su cui il brano si muoverà. Per il resto, il pezzo non si distacca eccessivamente dal suo predecessore: anche qui la piacevolezza dell’ascolto è scandita dall’ottima fattura, in quanto a composizione e tecnica esecutiva, dei riffs di chitarra, oltre che dall’armonia con cui questi ultimi si incastrano con la voce graffiante, ma al contempo melodica, di Tom Davy. La canzone si chiude dopo un lungo e incalzante assolo di chitarra, quindi una potente rullata ci introduce a "Sworn To Victory", terza traccia, scandita dal violento blast beat del batterista David Spencer. Immancabile è il ritornello di chiara matrice Power Metal, più potente rispetto ai brani precedenti, che non esonera nessuno dall’headbanging. È il brano di David Spencer, che si destreggia tra rullate, doppia cassa e blast beat, sebbene anche questa volta le chitarre di Christopher Malerich e Tim Regan abbiano svolto un lavoro magistrale.

"From The Stars" si apre invece con un arpeggio che inizialmente presenta la canzone come una ballad, ma che si trasforma però nell’ennesimo brano potente e violento, alla maniera di "Days of Darkness". Nient’altro da dire su questo pezzo, che emerge poco tra i suoi predecessori.

Nulla di particolare per quanto riguarda la seguente, "Last One To Fall". Giungiamo dunque alla title track, "Truth In Legend", uno dei brani più lunghi del disco (poco più di sette minuti), composto da più parti che si alternano in un bel miscuglio, ornato qua e là dai virtuosi soli dei due chitarristi e dalla voce graffiante di Tom Davy, in grado di abbracciare una vasta gamma di note, accarezzando le più alte così come le più basse. Una canzone di ottima fattura, non a caso il disco prende il suo nome.

Se precedentemente, con "From The Stars", la compagine americana ci aveva ingannati sulla natura del pezzo, introducendo come ballad per poi mutarlo in una canzone particolarmente potente, tipica del loro repertorio, con "The Blessed" ci troviamo davanti ad una vera e propria ballad. I Burning Shadows dimostrano così di saper comporre ogni tipo di musica: "The Blessed" culla i timpani degli ascoltatori, dopo sei tracce tra le più classiche del genere Power/Heavy. Arpeggi puliti, chiari, distinti, assoli tranquilli e malinconici, una voce cristallina, così diversa da quella a cui eravamo ormai abituati, restituiscono un brano che riesce a staccarsi dalla produzione della band per quanto riguarda il lavoro in analisi, per diventare sicuramente uno dei pezzi migliori del disco.

"The Blessed" prepara l’ascoltate all’ultima cavalcata, che si apre con un’ulteriore introduzione ingannevole: altri arpeggi puliti tradiscono la presenza di un’altra ballad, ma proprio come è stato per "From The Stars", la canzone muta quasi immediatamente, diventando quella "Deathstone Rider" dell’imponente durata di tredici minuti. Una prima parte rispetta in pieno i canoni stabiliti per i primi brani del disco, mentre una seconda parte viene introdotta da ulteriori arpeggi che richiamano l’introduzione, su cui si imposta la voce di Davy distorta da un “effetto megafono". Tutto confluisce in una serie di assoli che copre gran parte del pezzo e questi, a loro volta, sfociano in una conclusione che dapprima richiama il ritornello della prima parte, ma che muta in un secondo momento in una vera e propria conclusione ispirata piuttosto all’introduzione.

"Truth In Legend" è un progetto ambizioso, che rischiava di essere troppo megalomane, ma i Burning Shadows sono riusciti a rispettare le loro stesse aspettative. La lunga durata di ogni singolo brano ("The Blessed", quattro minuti, è il più breve) è compensata dal numero quasi esiguo di brani, otto, costituendo quindi un disco pressoché completo, ben prodotto e composto, dimostrazione che la pluridecennale carriera del quartetto di Savage non è un caso: le loro ottime doti, la capacità di ciascuno di destreggiarsi al meglio nel proprio strumento hanno reso questo disco un ottimo lavoro, capace probabilmente di fronteggiare alcuni tra i migliori e più noti del genere. Unica nota negativa è l’evidente eccessiva ispirazione ai Blind Guardian, dal sound (basti pensare alle voci di Hansi e Tom, così simili) alle tematiche. Ma è altrettanto evidente che i Burning Shadows non sono una cover band, ma un gruppo di bravi musicisti capaci di comporre, oltre ai due precedenti dischi, otto tracce di buon livello.

88/100