Chronomancy

Recensione a cura di Igor Gazza

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3/6/20222 min read

I Chronomancy sono una band greca, di Tessalonica di Macedonia, l'odierna Salonicco.

Il sestetto ellenico ha già rilasciato un primo demo nel 2010 intitolato "Baptised in fire" e, nel 2014, da alla luce il suo primo album: "Here & Now".

Il genere proposto è un power metal epico, passionale ed evocativo, come già si può evincere dalla copertina del disco; montagne, nuvole ed un grande cerchio energetico. Le premesse ci sono tutte per iniziare a scorrere le tracce una per una:

The City of Time (intro): Leggera ma allo stesso tempo maestosa. L'intro passa lasciando le premesse al secondo pezzo.

Shining Blood: Sangue luccicante, ed è quello che voglio sentire in questa traccia; grande epicità già dall'inizio, chitarra, batteria e voce in sequenza... l'ascoltatore si sente proiettato nell'antica Grecia, pronto per la battaglia. Melodia e tecnica si sprecano, fantastico il ritornello e l'assolo verso la fine del pezzo.

Black War: Il pezzo più lungo dell'album: 6 minuti e 17 secondi. L'inizio è leggiadro come una foglia d' autunno e, dopo averci regalato un bell'assolo iniziale, voce e batteria ci ricordano che questa è una battaglia, quindi via con ritmi inizialmente serratissimi; improvvisamente un rallentamento, il ritornello sembra un mantra…., i sacri crismi del power metal più strutturato sono tutti presenti e fanno bella mostra per finire con l'ultima parte del testo cantata su un tappeto di tastiere.

Baptized in Fire: Questo pezzo da anche il titolo al precedente demo del 2010, ed inizia come un pugno in pieno viso. Cavalcate di chitarra a iosa e batteria che suona come una “frombola”, il chorus è accattivante e ti rimane impresso nel cervello.

Visions: il pezzo si apre con la chitarra in primo piano, a ruota segue la batteria. La canzone appare, come tutto il resto dell'album, molto epica e guerresca; come tipico del power più puro, il ritornello è molto melodico e la traccia è molto ben strutturata, a 3 minuti i soli strumenti, senza la voce, ci fanno apprezzare la caratura tecnica dei Chronomancy. Il pezzo con ritmi più veloci dell'intero concept.

Reincarnation: A questo punto le armi sono ben affilate, ci si prepara all'impatto di questa sesta traccia bella tirata fino a metà quando, improvvisamente, gli spazi si aprono e i ritmi rallentano.

A Bard's Dream: Un po' di respiro per i guerrieri, cullati dalla voce malinconica del cantante si immergono in un universo sognante, solo tastiere per questo pezzo; ma è il preludio alla fiammata finale.

Bridge of Faith: La tempesta dopo la quiete! Da subito aggressiva questa ottava traccia, le chitarre e batteria sono direi perfette, un po' il marchio di fabbrica di questi ragazzi di Salonicco.

Divine Command: Datemi un' intro con le tastiere ed io ne sono felice! Cinque minuti circa di puro power dove non mancano assoli taglienti e tocchi delicati di tastiera a rendere questo pezzo davvero molto interessante, anche per il breve assolo di basso. Per me la traccia migliore.

The Ides of March: Le mazzate migliori le hanno tenute per ultime! L'ultima traccia è un concentrato di potenza e tecnica così tale che ti verrebbe davvero la voglia di prendere una spada e uno scudo ed iniziare a combattere...

Che dire di questo disco? Mi ha reso molto appagato.

I 45 minuti circa sono stati veloci ed intensi, un album non borioso e pomposo ma lineare ed onesto, dove le tastiere non la fanno da padrone ma accarezzano solamente il sound di tutto il full che è fondato su un solido metal.

Il disco è davvero ben prodotto, ogni strumento ha il proprio spazio, l'album infatti è stato registrato ai Lunatech Studio dove i Rotting Christ hanno registrato “AELO”.

80/100