Deathmarch

Recensione a cura di Enzo "Falc" Prenotto

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3/6/20222 min read

I Deathmarch sono un quartetto tedesco nato abbastanza di recente (anno domini 2016) ed arrivato poco tempo dopo alla prima opera discografica, in formato EP, a nome Dismember. Fin dal monicker che dal titolo del dischetto si intuisce il concept che sta dietro ai teutonici ovvero un death metal di quello vecchia maniera (anni 80’ per intenderci) basato spesso su tematiche di guerra, morte, sofferenza e religione.

I cinque brani presenti in Dismember sono il perfetto riflesso delle idee della band. Va detto che per i teutonici la via da seguire è chiara e cristallina, totalmente anticommerciale e dedito alla passione. La partenza, affidata a “Gastorture”, è un manifesto, un tributo ai grandi del death metal più marcio e genuino. I tempi sono lenti e massicci, prettamente marziali (emergono i Bolt Thrower a volte) che sorreggono una sei corde dedita contemporaneamente al groove e alla pesantezza. Le accelerazioni sono ben dosate ma lasciano comunque sempre il dominio ad un sound putrido. In primis ciò che non convince sono dei suoni di batteria mal prodotti che tendono a far perdere il mordente ai brani specie nella più cruda e secca “Warmachine” piena di momenti oscuri miscelati ad altri più violenti ma con dei risultati appunto altalenanti.

Il growl del singer è cavernoso e brutale e trova il terreno perfetto per esprimersi ma a volte c’è come la sensazione che non ci sia ancora una coesione dei pensieri dei musicisti su come e dove dirigersi. Due esempi chiari sono la scheggia “Autopsy With a Chainsaw” che si rivela fuori contesto per il suo incedere tipico del grind; stessa cosa per la seguente e veloce “Bayonet Frenzy” che contiene un riffing di chitarra più ignorante e dall’anima hardcore come pure certe soluzioni ritmiche. Ricompare nella canzone qualche sporadica incursione nel death ma nel complesso pare di sentire due pezzi attaccati con il nastro adesivo.

Le quotazioni risalgono con la finale “Death Marches ON”, traccia più quadrata ed anche la più lunga del lotto che sebbene sia leggermente più varia vuole essere una dimostrazione di chiarezza più che di intenti.

Il lavoro svolto è buono, impreciso a volte, magari non ancora a fuoco ma comunque dedito interamente agli amanti del metal estremo ed old school. L’esordio ha potenzialità non trascurabili ed i ragazzi devono svilupparle prima possibile dato il mercato sempre più saturo di proposte come queste. Tanti auguri!


65/100