Nebelhorn
Recensione a cura di Dmitriy Palamariuc
REVIEWS INSANE VOICES LABIRYNTH
Nebelhorn è una one-man-band tedesca di Murrhardt, Baden-Württemberg, nata nel 2004 ed ha all’attivo nel suo palmares 1 EP chiamato “Utgard”, del 2004, e 3 full-length rispettivamente “Gen Helwegs Grund” del 2005, “Fjordland Sagas” del 2007 e “Urgewalt” del 2018. Lo stile approdato è un viking metal di matrice Black/Pagan tipico degli anni ’90, con degli argomenti che richiamano la mitologia nordica e la storia dei vichinghi; in ciò Wieland, la mente ed il cuore di questo progetto, è stato bravo nel corso degli anni a rendere sempre più personale il sound delle sue creazioni, facendo piccoli ma significativi passi in avanti ad ogni release. In questa ottica l’album “Urgewalt” si traduce nella massima espressione artistica mai realizzata dall’artista tedesco: le canzoni sono dirette ma varie e mai scontate, la qualità della produzione è aumentata in maniera esponenziale e, soprattutto, il songwriting del musicista è cresciuto in maniera tale da permettergli di comporre una manciata di ottimi brani contornati da pezzi validi e interessanti, con dei testi profondi che incantano anche il pubblico più esigente. I riff di chitarra sono brutali e la batteria è dannatamente retrò, ed anche il basso profondo e solenne riporta l’ascoltatore indietro nel tempo, all’origine di questo genere incandescente, ma non bisogna pensare che “Urgewalt” sia un disco adatto solo ai nostalgici, perché le otto tracce sono tutte di alta qualità e meritano ben più di un semplice ascolto. Cantato rigorosamente in lingua madre, con un ottimo scream in stile Ensiferum e Wintersun, con dei canti corali molto espressivi, accompagnati da ottime tastiere che rendono l’atmosfera ancora più epica ed incantata, quest’album regala veramente un’infinità molto variegata di emozioni e di sensazioni sin dalla prima nota. Boschi imbiancati sporcati dal sangue dei soldati, capanne di villaggi bruciate sulla riva di torrenti cristallini dove i cadaveri vengono portati a valle dalla corrente, erba schiacciata dal peso delle armature e spade spezzate conficcate nei pesanti scudi, sono le immagini che evocano odi immortali agli eroi dei canti dedicati ai vikingi ed ai cavalieri teutonici, la cui memoria è in grado di sconfiggere ogni nemico, persino il tempo ed il destino. Una lunga intro orchestrale ci invita a fare quattro passi nel mondo antico e fiero di questo polistrumentista tedesco; il sound proposto ricalca i cliché del viking metal, quindi l’album è composto da sette brani tirati, epici e battaglieri, con le classiche cavalcate in cui ritmiche black fanno da struttura al clima guerresco dei brani. Il secondo brano, “Urgewalt” è un canto bellico che nella parte centrale rilascia una cattiveria inimmaginabile prima che Wieland tiri il freno rallentando il ritmo divenuto infernale, dando nuovamente spazio alla melodia delle tastiere affiancate dai canti epici. La terza traccia, “Agirs Zorn”, caratterizzata da riff compatti e oscuri, suona molto tagliente e minacciosa, un ottimo ponte per arrivare all’infernale “Wilde Jagd”, black metal nei modi ma con un inaspettato utilizzo melodico della tastiera che fa il suo ingresso a sorpresa donando un po’ di melodia, come una pioggia che rigenera le forze dei guerrieri impegnati in un assalto sanguinoso e spietato. La furia dei Nebelhorn prosegue l’estrema ira sprigionata da “Muspellheim”, brano imbottito di violenza e chitarre impazzite, dove si nota in particolare la bravura di Wieland nel saper creare brani virili e veloci senza mai cadere nel cacofonico, così come nel saper comporre pezzi solenni con ottimi spunti strumentali. L’ascolto prosegue meravigliosamente con “Auf Neue Lande”, canzone epica dalle forti melodie e dai ritmi più lenti, dove trovano spazio per una manciata di secondi anche un arpeggio di chitarra e le clean vocals, combo che spezza in due la canzone e la rende ancora più dinamica e piacevole. “Funkenflug” invece è caratterizzato da un riff tipicamente heavy metal, roccioso e corposo, ben scandito dalla voce di Wieland che a sorpresa si trasforma in un brano vicino al folk metal per via del flauto che si prende la scena e porta la canzone in una direzione più soave e del tutto inaspettata. La chiusura del disco è affidata a “Freyhall”, strumentale dai toni malinconici, con delle sonorità fresche e fiabesche, che danno ancora più consistenza e magia ad un lavoro maturo e di alta qualità. Poteva sembrare che si andava incontro ad i soliti clichè ed ad un disco che si sarebbe spento nota dopo nota durante l’ascolto, invece il ritorno dei Nebelhorn è una piccola ciliegina sulla torta per gli amanti del viking metal che non disdegnano le potenti melodie nordiche ed i riff blackeggianti: “Urgewalt” è un lavoro completo e ben realizzato in grado di garantire una buona musica a chi ama immergersi in quest’universo fantasy pieno di battaglie epiche ed odi che hanno regalato l’immortalità alla storia ed agli eroi ancestrali, anche di fronte ad un nemico crudele ed intrattabile come il tempo.
Dmitriy Palamariuc
84/100
